C’è un’azienda che vende prodotti chimici fra cui disinfettanti. Un’azienda sconosciuta a chi non è del settore, con chimici che decidono le composizioni, operai alla produzione, commerciali alla vendita, amministrativi. Un mese fa quell’azienda viene sottoposta a un’ispezione da parte dell’Ausl e il risultato è una sonora multa per non avere rispettato alcuni parametri (che non so quali siano e qui non ci interessano). Questi sono i fatti di un mese fa.
Un mese fa il Covid 19 era per la maggior parte di noi romagnoli un casino dei cinesi. Non ci riguardava ancora tanto. Un mese fa era il 14 febbraio e chi poteva festeggiava San Valentino. Una settimana dopo, il 23 febbraio, le scuole chiudevano per una settimana insieme alle prime zone rosse, località marginali. Le zone rosse da piccoli borghi diventavano intere provincie, poi tutta la Lombardia, e la patria intera. Una chiusura non esattamente lineare. A rileggere le notizie delle ultime settimane c’è da mettersi le mani nei capelli. Si chiude l’acquario di Genova, si riapre l’acquario di Genova. Si fermano le Messe, ripartono le Messe ma solo in alcune città con i fedeli a un metro di distanza. Le scuole idem, qua restano chiuse, là riaprono. Alcuni politici, equamente distribuiti tra sinistra e destra, invitano ad apericene e vacanze. Un caos. E si arriva così a lunedì 9 marzo quando il premier annuncia: si chiudono le frontiere, siamo tutti zona rossa.
Ritorniamo all’azienda. Che, ricordiamocelo, produce tra l’altro disinfettanti. Merce che adesso, in piena pandemia (battezzata così solo l’11 marzo dall’OMS) fa girare la testa più di una borsa di Gucci o di una Ferrari. Per quell’azienda lì, pesantemente sanzionata dall’Ausl a cui appartiene (che è la stessa mia), finalmente è arrivato il momento della vittoria. Può vendere in un attimo tutte le scorte che ha, e pareggiare i conti. Prima di tutto pareggiarli in senso stretto: ha avuto una multa imprevista, adesso ha entrate impreviste, un giorno va male un giorno va bene, palla al centro. E poi il pareggio morale: quell’Ausl che li ha multati adesso è piegata in due dalla fatica. Magari anche lo stesso funzionario che era andato a controllarli. Che però – si ricordano in azienda – quando era andato era stato pignolo, sì, rigoroso, sì, ma non aveva fatto solo il proprio dovere, non aveva spedito la multa nella busta verde senza dire nulla. Li aveva incontrati, aveva spiegato. Le regole ci sono, rispettiamole, salvano la vita.
Adesso in azienda gli ordini decollano, dalla sera alla mattina. I chimici sono gente pratica, non ci pensano troppo sopra. Chiamano l’uomo che è andato a controllarli un mese fa.
Immaginatevelo questo funzionario. È più che stanco. Tutto il suo lavoro di controllo, da un mese, è quello di aiutare la prima linea. Insieme alle assistenti sanitarie e ai colleghi segue i casi sospetti e non è tempo di fermarsi. Ci sono tanti angeli, anche questi. Dopo aver verificato caso per caso, avere consegnato le raccomandazioni su come proteggersi, telefonato a tutti per sapere se i sintomi sono cambiati nelle ultime ventiquattr’ore, accompagnato le assistenti sanitarie che entrano ed escono dalle abitazioni a rischio, si chiude nel proprio ufficio e con i dati raccolti riempie fogli elettronici per formare il filo di Arianna che ci farà uscire dal labirinto di questa e delle prossime epidemie. È nel suo ufficio quando arriva la telefonata dell’azienda.
– Salve… no, non chiamiamo per la multa, no… è che visto il momento ci siamo detti forse l’ospedale avrà bisogno di disinfettanti. Ma proprio per il momento, ecco, noi non ci sentiamo di venderli. Come dobbiamo fare per regalarveli?
È semplice, le regole ci sono, rispettiamole, salvano la vita. In azienda come per il Coronavirus. È semplice, c’è differenza tra abitare in un Paese e vivere in patria (patria è il termine esatto con cui la persona indica la terra propria alla quale sente di appartenere per esservi nata e per i molteplici vincoli di carattere affettivo, culturale che la legano ad essa, vocabolario Garzanti). È semplice la vita con un cuore che si fa commuovere: si chiama miracolo e chi lo vede deve raccontarlo.
Bello e….per me commovente. Brava.
Sempre bello leggerti Daniela. Viva la Patria❤️
MIRACOLO a carattere cubitali : è vero DIO È in mezzo a NOI
Anna
Quando sarà tutto finito scopriremo che lo stato di coscienza collettiva è cambiato Grazie ai tanti miracoli come questo…
Grazie di averlo raccontato.
Nelle tue parole emerge il potere della bellezza delle parole.
Bellissimo complimenti
La cosa triste é che non pensiamo mai ad essere abbastanza “sociali” quando va tutto bene, perché non ci pensiamo, perché alla maggior parte della gente va bene! In realtà dovremmo essere più vigili, perché c’è sempre qualcuno che sta male, mentre tutti stanno bene….
La cosa bella é che se tutti stiamo male…o anche così così, allora si! Allora ci attiviamo! Il nostro spirito “sociale” si sveglia, perché non posso fare finta di nulla, io che sto bene, oppure così così! Non posso fare finta di nulla! E così i miracoli si moltiplicano, sempre di più, e diventano virali! Perché a volte, i virus….servono….