Caterina Rondelli è la presidente di Lions Forlì Host, incontrata sul lavoro. Poteva fermarsi tutto lì e restare ‘un inizio di conoscenza’ come racconta nel video. Invece pochi giorni dopo è entrata nella libreria di Renzo Casadei che è anche il mio editore con Capire Edizioni, ha visto un libro ‘con in copertina una sveglia come quella della mia nonna che faceva un gran fracasso anche quando non suonava’. Era Centoquattordici giorni.
Così lo ha letto e ci siamo incontrate ancora. Prima al telefono poi nel salotto di casa sua dove sono state fatte le riprese di questa intervista. ‘Le interviste non sono il nostro mestiere’, commenta mandandomi il file, ma Caterina quanto siamo belle così. Due donne emozionate e contente di essere lì a parlare di questo libro a cui teniamo tanto e di questa Vita che tiene tanto a noi. E ieri sera la presentazione dell’intervista al Lions Forlì Host collegato: chi lo avrebbe pensato? Solo tu cara Caterina perciò grazie a te e a chi ha lavorato per preparare l’incontro sul libro. Mi auguro che i personaggi della storia possano raggiungere le tue amiche per dire a ognuna di loro: vivi, vivi tutto!
Quel che ne verrà lo vedremo poi, e insieme.
Sei grande e se ne stanno accorgendo in molti. Ti auguro tanta fortuna . Ti voglio bene
Ciao Vivi anch’io te ne voglio e tanto!
Ho letto il libro. Mi è stato regalato da Antonella, la mia amica di Forlì. Ho scritto questa recensione in modo, spero, oggettivo e ringrazio perché condivido con l’autrice la passione alla scrittura e all’accoglienza.
La storia sembra quella di un innamoramento, di un amore adulto, atteso, ricercato, ricco di coincidenze benauguranti con dettagli aperti sull’infinito, sulla sorpresa, sul mondo dei Santi, della Buona Novella, di Chiesa e di esperienze fortuite e stupite. L’epilogo tragico sembra anch’esso arrivare accidentalmente a dire che Tutto è Vita. Questa è la frase centrale che porta il lettore ad accettare la morte dell’amato, trasfigurata in una dimensione ultraterrena, religiosa, di conversione alla fede cattolica nell’ottica del centuplo perché l’amore non finisce mai. Sabrina Casadei, la protagonista, parla in prima persona, racconta e dialoga con le amiche, colleghe del centro prenotazioni di visite sanitarie. Consiglia libri, trascrive frasi, messaggi e telefonate, compilando un diario che è prova, certezza di vita vissuta. Il libro da romanzo diventa quindi testimonianza, fissando luoghi e date. Il titolo stesso è un altro elemento rivelatore “Centoquattordici giorni” sono il breve, ma intenso periodo della storia d’amore tra Sabrina e Francesco. Tutto si mette in comune, ci si offre, ci si rende disponibili attraverso il sorriso. Altra parola chiave di questo scritto che vuole essere altamente educativo e veicolare un credo preciso di matrice sicuramente cattolica. La luminosità, la luce del sorriso di Sabrina la rendono misteriosa e affascinante. Il sorriso è ottimismo ed è anche liberazione da uno stato di sofferenza. Nella tragedia questo la abbandona perché la luce non è più solo un affidarsi, un aprirsi alla vita, ma diviene una luce spirituale, ecclesiale. Dal piano dell’autobiografia si accede a un piano pedagogico, quasi ad una catechesi. Tra incertezze, sussulti, delusioni, gioie, condivisioni, Sabrina ci permette di entrare nel suo “io”, nel suo entourage e nel suo mondo di fede. Per chi crede che la vita vada vissuta a pieno e che la morte sia vita anch’essa.
Cara Barbara, grazie di avere letto la storia. Sì, tutto è vita, e può dirlo chi la attraversa. Insomma bisogna passarci. Ti abbraccio