Dopo aver premuto il bottone rosso per chiamare l’utente in coda l’impiegata scrutava curiosa l’ingresso delle persone per battezzare chi si dirigeva al suo sportello. Sceglieva un nome vietato dal politically correct perciò personalissimo e segreto, lungo come la genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide figlio di Abramo. ItalianoRichiestaEsenzioni, PakiCercaMedicoDiBase. Iniziava con la nazionalità e finiva con la necessità.
In estate i nomi più gettonati cominciavano per Senegal o Marocco, giovani dalla pelle nera carbone, occhi enormi, che aspettavano di essere chiamati appoggiandosi al muro grigio dello stanzone come se fosse l’unico punto inamovibile in un mondo ondeggiante, e terminavano tutti con RichiedenteAsilo o RicongiungimentoFamiliare.
Così quando Italiana attraversò di corsa il salone l’impiegata non fece in tempo a battezzarla completamente, non arrivò a classificarne il bisogno.
Era, effettivamente, una donna italiana. Doveva avere circa settantacinque anni, era magra e ben vestita e sia la magrezza che il completo a giacca a quadri erano invecchiati con lei. Anche la pettinatura dei capelli, di un castano scuro improbabile data l’età, era ferma a tre decenni prima quando andavano all’indietro e con una cotonatura alta. L’impiegata la immaginò dentro una vestaglia sfilacciata mentre si toglieva i bigodini davanti allo specchio del bagno di casa, appena alzata. Doveva aver usato bigodini grandi per fare delle onde così larghe. Ricordò che anche la propria mamma li usava e le assegnò un secondo nome: Madre.
ItalianaMadre iniziò a parlare prima di arrivare allo sportello.
– Una visita oculistica per mio figlio non ci vede bene legge tanto e non ci vede bene devo prenotare una visita oculistica la voglio qui di pomeriggio perché non può la mattina qui al piano di sopra dalla Morelli mi dia una visita oculistica non ho l’impegnativa.
– Senza impegnativa non posso prenotarla – rispose l’impiegata, ma non arrivò a finire la frase perché l’altra aveva già ripreso dopo le parole ‘Senza impegnativa’.
– Non è vero le visite dentistiche sì allora mi dia una visita odontoiatrica per oculistica la Morelli c’è ancora visita qui di sopra di pomeriggio?
L’impiegata respirò. Mise Pazza prima di Madre e dopo ci aggiunse Di Figlio Che Non Esce Di Casa. Aprì la pagina delle prenotazioni odontoiatriche.
– Non so signora se la Morelli visiti di pomeriggio, una cosa alla volta. Mi dia il tesserino che vediamo la visita odontoiatrica.
Ma l’altra dopo il ‘Non so signora’ era risalita sul barcone delle proprie parole e con quello era decisa ad attraversare il Mediterraneo delle prenotazioni, insensibile all’impiegata che cercava di prendere il timone e manovrarla fino al porto certo dell’appuntamento, altro che i neri aggrappati con la schiena al muro fermo e sicuro dello stanzone.
– La Morelli visitava di pomeriggio ci siamo già stati la pressione dell’occhio la faccio fare solo da lei ma il dentista una visita sempre di pomeriggio e qui sopra che non vogliamo andare al Pierantoni ecco il tesserino è il mio.
Mentre parlava non guardava in faccia l’impiegata ma girava la testa, al soffitto, alle pareti, al pavimento, al vetro dello sportello, alle catenine con tre cuori d’oro e la Croce che l’impiegata portava al collo, alle vetrate tentativamente schermate da tende che un tempo dovevano essere a pannelli ed erano state ridotte peggio del muro, sporche di polvere e sbilenche per via dei ganci rotti.
L’impiegata poggiò la mano destra sopra il tesserino sanitario. Lo coprì con tutto il palmo temendo che ItalianaPazzaMadreDiFiglioCheNonEsceDiCasa potesse riprenderselo. Lentamente lo fece passare da sotto il vetro e lo sollevò all’altezza degli occhi. Iniziò a proporre i posti disponibili per la visita oculistica.
– No quel giorno non posso. E martedì? E mercoledì giovedì venerdì? Sabato? No va bene lunedì. No a quell’ora non posso. Troppo presto no troppo tardi. Prima no dopo allora meglio martedì no di questa settimana no la prossima ma la Morelli visita ancora di sopra?
L’impiegata pensò alla sala d’attesa piena di gente ansiosa di vedere il proprio numero lampeggiare sul tabellone, i posti a sedere tutti occupati, immaginò altri utenti arrivare e appoggiarsi contro il muro.
– Signora le prendo un appuntamento e poi, con calma, ci pensa – era decisa a chiudere il caso – Ecco la sua prenotazione può cambiarla chiamando questo numero – le passò i fogli da sotto il vetro appoggiandoci sopra il tesserino con un gesto definitivo – Arrivederci signora.
– Mi dia anche la visita oculistica dalla Morelli per mio figlio.
– Serve l’impegnativa. Vada dal medico di suo figlio, se la faccia fare poi torni o chiami il numero che lo ho dato.
Le forze abbandonarono ItalianaPazzaMadreDiFiglioCheNonEsceDiCasa che prese i fogli della prenotazione con una mano, il tesserino con l’altra e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Restò lì, perduta, improvvisamente tranquilla, senza sapere cosa fare. Un attimo, poi l’agitazione tornò.
– Lei non sa fare lei è incapace maleducata la dottoressa di mio figlio ha chiuso se ne è andata.
Uscì dallo stanzone che stava ancora parlando ad alta voce, la Morelli, la dottoressa, la visita, mio figlio.
Dallo sportello accanto sbucò la testa della collega.
– Se ne è andata? Non ce la facevo più.
– Mi ha chiamata anche incapace e maleducata.
– Che ti frega? Che poi con quello che le è successo… era una dottoressa di base. Le è morto il figlio. È impazzita. Viene sempre e fa un gran casino. Era un po’ che non la vedevamo, speriamo non torni.
L’impiegata rimase immobile. La dottoressa di mio figlio se ne è andata, aveva detto.
Oh Dio sì, se ne era andata da un’altra parte, ogni giorno andava via da quel dolore, via sul barcone di parole e se avesse potuto fare a cambio con i neri lo avrebbe fatto ma non si può fare cambio e così ogni giorno si alzava, toglieva i bigodini e almeno si pettinava, almeno mangiava un po’, si infilava il vestito a giacca, settantacinque anni e pazza oddio perché questa cosa, la dottoressa di mio figlio se n’è andata, Dio mio però non farla sparire del tutto, fai che si pettini mangi si vesta e torni da me.
L’impiegata si alzò di scatto spostò i pannelli delle tende pieni di polvere e guardò in strada. La Madre era lì, davanti alle strisce pedonali, e non si muoveva. Allora aprì la finestra e la chiamò.
– Signora! Signora!
Madre si riscosse e si girò cercando con gli occhi da dove veniva la voce.
– Signora sono qui! Sono l’impiegata dello sportello! – e intanto pensava a cosa dirle, sapeva solo che non voleva lasciarla andare via così. Madre fece un passo verso lei – Signora se domani torna proviamo a cercare, a guardare meglio e qualcosa troviamo – e sapeva che non le avrebbe prenotato niente perché senza impegnativa gli appuntamenti non si registrano nemmeno a una madre che ha perso il figlio ma non poteva, non poteva proprio, lasciarla andare così – Ha capito signora?
Madre la guardò, la guardò negli occhi, poi se ne andò attraversando la strada sulle strisce pedonali.
L’impiegata chiuse la finestra, si voltò per tornare allo sportello. Nello stanzone era sceso un gran silenzio. Le colleghe aspettavano che dicesse qualcosa.
– Se ne è andata – e le calò addosso una gran stanchezza.
– Magari domani torna veramente – la consolò la collega dello sportello accanto.
L’impiegata non riuscì a rispondere. Fece sì con la testa, sedette e spinse il bottone rosso. Non riusciva più a battezzare chi arrivava.
Bellissimo. Carico di umanità. Spero e mi auguro che in tutti i posti di lavoro vi siano persone che dedichino agli altri un po’ del loro tempo. Che prestino attenzione senza secondi fini. Spontaneamente e di cuore. In questo mondo frenetico, dove bisogna correre, si è dimenticato il bisogno di ascoltate…….. Grazie Daniela per riuscire sempre con semplicità a ricordarci i bisogni e valori veri…….Grazie
moltissime sportelliste al cup sono pozzi pieni di umanità varrebbe la pena di fare la filasolo per conoscerle!!!
Cercavo una parola che desse sfogo a quello che ho provato leggendo il tuo racconto Daniela. Poi l’ho trovata: struggente.
♥️
… ed io prima dell’alba l’ho letto !! …l’alba è arrivata ma il racconto nn è sparito come nella Chimera di Schifano 😊
E quindi …., l’ho riletto: “ ritorna cara dottoressa, ritorna !”
e infatti tornò!!!
Ah sì?… allora bisogna che racconti il … ritorno 🙏
Il racconto mi ha fatto piangere tanto! Ormai nn lo puoi più cambiare… Grazie al cielo!!
Questi racconto, come sempre scritto benissimo, mi ha fatto riflettere su quante volte ci si ferma al comportamento strano, anche non così strano come quello della protagonista, senza pensare alle storie drammatiche che lo determinano.
Uno.sguardo superficiale e una bella etichetta da appiccicare sopra alle situazioni e via!
Grazie Dani, lo terrò presente
Cara Daniela,
sono certa che ciò che ho sentito leggendo questo bellissimo racconto non lo so spiegare con la chiarezza e la semplicità che appartengono all tuo stile ma lo condivido con tutti coloro che hanno il privilegio di conoscerti.
Siamo sempre tanto impegnati nel correre tutto il giorno…che ci dimentichiamo della nostra umanità…che porta dolcezza, comprensione, empatia, speranza….che sono poi le uniche cose che ti fanno alzare la mattina!
Grazie Dani
un piede giù dal letto e via!