Era spettrale la sala d’attesa vuota. Vuoto anche il pronto soccorso, le avevano detto. La folla aveva capito. C’era stato un passaparola vicendevole, più convincente delle parole del Premier. Quella folla che non si fidava dei politici ma si fidava del vicino di casa, alla fine, era stata raggiunta dal buonsenso di qualche amico, da una parola qui e una là. Dalla farmacista che aveva esposto un cartello: Vi portiamo le medicine a casa. Dal fruttivendolo che ne aveva attaccato un altro: Diteci cosa vi serve ve lo allunghiamo noi. Dalla ragazza che aveva appiccicato un foglio nell’atrio del condominio: Non uscite, ci penso io a voi. “Non è vero che non si accorgono mai di niente – notò l’impiegata – si accorgono di chi gli sta vicino” e desiderò essere utile come la farmacista, il fruttivendolo e la ragazza del condominio. Come loro che si offrivano senza un guadagno, senza distinguere tra il malato simpatico e quello antipatico, il cliente generoso e quello tirchio, il vicino gentile e quello insopportabile.
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Il Cup aveva cambiato sede. Appena in tempo vista l’emergenza del Coronavirus, pensava l’impiegata andando al lavoro venerdì 6 marzo. Era al sicuro, lei. In via Colombo gli sportelli avevano… [Continua a leggere]
Dopo aver premuto il bottone rosso per chiamare l’utente in coda l’impiegata scrutava curiosa l’ingresso delle persone per battezzare chi si dirigeva al suo sportello. Sceglieva un nome vietato dal… [Continua a leggere]